lunedì 20 giugno 2016

MELE E DIABETE





Ricevo e pubblico:

Sono diabetica e mi è stato consigliato di mangiare solo mele verdi. Va bene oppure posso mangiare anche altri tipi di mele? Grazie.
T.O. 

LA MIA RISPOSTA

Diciamo subito che tutti i tipi di mela e di pera sono adattissimi per l’alimentazione del diabetico. La loro capacità di far variare la glicemia (questa variazione è detta anche “indice glicemico”) si colloca, per ambedue questi frutti, attorno ad un valore di poco superiore a 50. La scala di riferimento dell’indice glicemico varia da un valore minimo di 20-40 per i legumi (che quindi sono alimenti da inserire con regolarità nella dieta del diabetico) fino a 120-140 per le patate al forno, il riso soffiato e i dolcificanti come glucosio e maltosio (alimenti che il diabetico dovrebbe dunque evitare il più possibile). In mezzo troviamo le albicocche (46), la pasta (50-60), il riso integrale (66), il riso raffinato (72), l’uva passa (91), il pane bianco (100), il miele (104) e molti altri alimenti che sarebbe qui lungo elencare.
Colgo l’occasione per ricordare che numerosi studi hanno definitivamente dimostrato che le modificazioni corrette dello stile di vita riducono del 58% l’incidenza del diabete, mentre la terapia con farmaci antidiabetici non va oltre il 31%. Una dieta ricca di vegetali freschi, di legumi e di cereali integrali, un apporto adeguato di fibre, una riduzione delle proteine e dei grassi animali (presenti nella carne, nelle uova e nei formaggi) e soprattutto l’attività fisica giornaliera (con un minimo di 20-30 minuti al giorno) prevengono l’aumento del livello di glucosio nel sangue (iperglicemia) e migliorano la terapia della malattia.
Ricordo infine che alcuni alimenti o nutrienti hanno, per motivi diversi, una speciale utilità per il diabetico: si tratta di cipolla, aglio, lievito di birra, vitamina A (sotto forma di caroteni si trova in mais, miglio, carote, cavolo, verza, pomodoro, zucca, broccoli, spinaci, prezzemolo, albicocche, melone, pesca, ecc.), vitamina C (vegetali freschi e crudi, bacche, peperoncino, prezzemolo, cavoli), vitamina E (semi oleosi, oli spremuti a freddo, legumi, cereali integrali, tuorlo d’uovo, germe di grano), magnesio (cereali integrali, germe di grano, semi oleosi, legumi, lievito di birra, pesce, alghe di mare, cavoli, broccoli, aglio, sedano, peperoni, pomodori, sale marino integrale).

giovedì 9 giugno 2016

QUANTA ACQUA BERE?




Ricevo e pubblico:

L'acqua fa veramente bene? Grazie.
Q.B.

LA MIA RISPOSTA
 
Certamente sì. Il nostro corpo infatti è formato per il 55-60% di acqua. I diversi organi ne contengono in proporzione assai variabile: dal 2,7% del dente al 90% del cervello, passando per il 44% dello scheletro e il 79% dei muscoli. Ma perché l'acqua è così importante per il nostro organismo? Perché tutte le reazioni chimiche che accompagnano e rendono possibili i processi vitali avvengono nel nostro corpo solo in presenza di acqua.
L'acqua è quindi, più e prima di altri, un elemento indispensabile alla vita. Tant'è vero che la morte sopravviene già dopo pochi giorni di mancanza d'acqua, mentre la mancanza di cibo solido è sopportata dall'organismo per tempi decisamente più lunghi (anche per 40-50 giorni). Per quanto riguarda la quantità giornaliera, occorre dire subito che normalmente è lo stimolo della sete l'indice più affidabile e preciso del nostro fabbisogno idrico. In linea di massima - e in condizioni fisiche e ambientali non estreme (nelle quali i fabbisogni possono variare anche moltissimo) - dobbiamo introdurre giornalmente nell'organismo circa 2,5-3 litri di acqua. Calcolando che una buona metà del fabbisogno viene di solito soddisfatto dall'acqua contenuta negli alimenti consumati nella giornata (frutta, verdure, minestre...), occorrerà bere ancora circa 1 litro di liquidi. Alcune condizioni richiedono tuttavia un apporto di acqua più consistente, spesso ben al di là della quantità richiesta dalla sete. Si pensi alla stitichezza, alle infiammazioni della vescica, alla presenza di calcoli nelle vie urinarie.
Il modo terapeuticamente più efficace per introdurre l'acqua nell'organismo è quello di berne un bel bicchiere al risveglio mattutino oppure la sera, immediatamente prima del riposo notturno. Al mattino l'acqua viene assorbita dall'intestino ed attiva prontamente la funzione renale. La sera, al contrario, l'acqua viene maggiormente trattenuta nell'apparato digerente. In questo modo, rendendo le feci più morbide e voluminose, un bel bicchiere d'acqua può facilitare notevolmente la defecazione.
La temperatura dell'acqua (e delle bevande in genere) non si dovrebbe discostare eccessivamente dalla temperatura corporea o da quella dell'ambiente. Le bevande fredde o addirittura gelate non solo non soddisfano la sete (devono infatti soggiornare più a lungo all'interno dello stomaco per riscaldarsi convenientemente prima di essere assorbite), ma possono anche causare pericolose congestioni digestive.

venerdì 3 giugno 2016

TEMPO E DENARO




Il tempo è denaro? Sembrerebbe proprio di sì. Almeno in cucina.
Il tempo che gli italiani dedicano alla cucina continua a ridursi. Oggi, secondo una indagine dell’istituto di ricerca GPF, ogni famiglia dedica alla preparazione del pranzo e della cena poco più di 30 minuti. Più che per un piatto di spaghetti aglio e olio oppure per scartare una confezione di stracchino o di salumi preaffettati, sembrerebbe non esserci tempo per altro. Diventa allora inevitabile il ricorso sempre più frequente e massiccio ai piatti precotti e surgelati, alle insalate cosiddette della “quarta gamma” (già mondate, lavate e pronte per essere condite), allo scatolame. E anche, inevitabilmente, a prodotti freschi, ma che non richiedano complicate e lunghe manipolazioni, lavaggi e cotture. Per gli stessi motivi, il consumo di salumi e formaggi diventa per molti abitudine (necessità) quotidiana. Di fatto, in molte famiglie gli spinaci freschi sono solo un ricordo di gioventù, i carciofi ripieni sono assai graditi (ma solo quando li cucina la nonna), la preparazione di una semplice besciamella sfugge ormai alle ridottissime competenze culinarie. Le conseguenze sono intuitive e non hanno bisogno di grandi spiegazioni: il costo della spesa lievita, la qualità scade in proporzione, la quantità di rifiuti da imballaggi aumenta, la soddisfazione a tavola tende a zero (e la salute ne soffre). Se vi ritrovate (anche parzialmente) in questo scenario, provate a cimentarvi nella preparazione casalinga di pane, pasta, yogurt, conserve e confetture (trovate idee e suggerimenti anche su questo blog). Le spese caleranno e, tra l’altro, la vostra autostima crescerà. Il che non guasta mai.